Figlio naturale di Francesco Saverio Miraglia, un possidente di Cosenza, e di Anna Loria, fece gli studi medi al seminario di Cariati, poi al famoso collegio italo albanese Sant'Adriano di San Demetrio Corone; si laureò in teologia a Napoli e venne infine ordinato sacerdote.
Come poeta Biagio Miraglia si è formato nel cenacolo di giovani poeti calabresi, estremisti in politica e romantici in letteratura che attorno agli anni '40 dell'800 partecipavano al dibattito culturale con Domenico Mauro e Vincenzo Padula. Tipicamente, le sue prime composizioni in versi assumevano i toni della novella byroneggiante ambientata in un cupo paesaggio della Sila.
Repubblicano in politica fece parte della setta "I figli della giovine Italia" fondata da Benedetto Musolino e Luigi Settembrini. Nel 1844 fu condannato a 6 anni di reclusione per adesione ai moti cosentini del 15 marzo 1844 che diedero origine alla spedizione dei Fratelli Bandiera. Evitò il carcere fuggendo all'estero, in Grecia. Dopo aver gettato la tonaca, nel 1848 appoggiò le forze costituzionali e democratiche nelle Due Sicilie dirigendo giornali ("Il Calabrese", "L'Italiano delle Calabrie"), partecipando alla lotta armata in Calabria con Giuseppe Ricciardi eDomenico Mauro e all'insurrezione della Calabria; repressa quest'ultima, condannato a 25 anni di carcere, si recò a Roma dove si batté per la Repubblica Romana (1849) con gli scritti, sul giornale "Il Positivo", e con le armi. Successivamente si moderarono i toni cupi dei suoi versi, sia quelli della sua militanza politica. Rifugiato nel Piemonte, nel 1857 aderì alla Società nazionale italiana sposando la politica di Cavour. Dopo l'unità d'Italia fu prefetto del Regno a Pisa e a Bari.
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